I nuovi vini WAW: primitivi in anfora, fatti come una volta

Anche quest’anno tornano i vini WAW griffati ‘Tripl A’. Alla nuova linea che fa riferimento alla vendemmia 2019 hanno aderito nove produttori che hanno condiviso lo stesso metodo di vinificazione che non prevede alcun tipo di intervento. Raccolta manuale delle uve, vinificazione in anfora a grappoli interi, macerazione fino a fine fermentazione (dai 3 fino ai 6-7 mesi) e imbottigliamento diretto senza pressatura. Ecco alcune caratteristiche.

La filosofia

Il vino deve essere frutto dell’assemblaggio di almeno due varietà di uve: bacca bianca per il 78% e a bacca rossa per il restante 22% e le anfore usate sono tutte di provenienza spagnola, artigianalmente prodotte da Orozco di Villarrobledo. I vini imbottigliati non vogliono essere “grandi vini”, quanto piuttosto essere vini buoni. Vini che facciano esclamare “WAW!” a chiunque li beva. L’etichetta è unica e condivisa, differendo solo nel nome del produttore. Al centro si trova una lettera che ricorda una “y”, un’antica lettera fenicia che si pronunciava proprio come “WAW”.

Il progetto WAW Come prima

Da un’idea di Luca Gargano e delle fotografe giapponesi Keiko Kato e Maika Masuko (autrici del libro Viaggio In Anfora, Ed. Velier) nasce il progetto WAW. Lo scopo è ridare al vino quel posto che nella storia ha occupato per millenni. Un posto che solo poco più di 60 anni – di uso indiscriminato di prodotti chimici e combustibili fossili e agro-industrializzazione – stanno completamente stravolgendo, relegandolo a prodotto, a commodity, a semplice e vuoto partner perfettino.
Così, quindi, come le Triple “A”, in cui WAW si insinua e di cui fa parte, hanno rappresentato, all’inizio degli anni 2000, la svolta naturale del vino e hanno riaperto gli occhi agli appassionati e non fornendogli una guida pratica per orientarsi e riconoscere i vini autentici e genuini (ovvero le migliori espressioni dei rispettivi terroir di appartenenza) così WAW rappresenta lo step successivo, la nuova frontiera delle Triple “A”.

i vini WAW sono in fondo una finestra sul possibile futuro del vino (che però poggia e ingloba il passato) fatto di collaborazioni e sinergie tra chi il vino lo beve (consuma), chi invece ne fa oggetto del proprio lavoro quotidiano come i commercianti più illuminati o gli appassionati-esperti e naturalmente gli stessi produttori. In questo senso WAW è open-source e nel progetto sono quindi coinvolti molti produttori Triple “A” ma non solo: WAW si apre a tutti quei vignaioli che condividono la filosofia Triple “A” che ha poi generato la selezione delle cantine del nostro catalogo