Nino Perrino e l’arte dell’attesa

Vini di Nino Perrino

Siamo appena tornati da Dolceacqua, dalla patria del Rossese e come ogni volta l’incontro in cantina con i vini di Nino Perrino ed Erica è stata una tappa obbligatoria. Non solo per assaggiare vecchie e nuove annate, la sessantesima vendemmia di Testalonga porterà in bottiglia la 2021 ad agosto, ma anche per raccogliere nuove storie di questa meravigliosa terra di Liguria che profuma di Francia.

Incontrare Nino è come fare il giro del mondo accompagnato dai suoi racconti. Ci si ferma solo per guardarlo mentre riempie le bottiglie di quel Rossese lasciato due anni nelle botti esauste che gli ha procurato Ezio Cerruti – un altro maestro del buon vino. O per leggere i suoi occhi pieni d’amore per la sua terra e per chi, come Erica, ha deciso di seguire la sua strada. Un viaggio che merita tutto il tempo possibile. Come il vino buono, che andrebbe letteralmente dimenticato in cantina.

Per capire quanto il tempo faccia la differenza nei vini di Nino Perrino, è bastato un sorso di Rossese Testalonga annata 2008: dopo quasi tre lustri, il rosso di Nino è ancora un ragazzino pieno di vita. Si narra, e non è nemmeno leggenda, che alcuni importatori argentini abbiano recentemente offerto a Nino Perrino ospitalità eterna dopo avere assaggiato una sua “1964”. Quarta vendemmia di Testalonga, una vita fa.

Il vino è vivo, come ricordava una magistrale Virginia Madsen ad un attonito Paul Giamatti nello splendido Sideways, film del 2004. E quando il vino vive senza trucchi, senza veleni in corpo, campa cent’anni. Lo ha dimostrato anche un’altra bottiglia che abbiamo avuto la fortuna di degustare insieme all’amico Davide Micheletti. Un vino letteralmente “sottratto” a un ottimo ristorante di Bordighera: il Montebuono di Lino Maga, indimenticabile vignaiolo di Broni. Il suo 2007 si è rivelato un altro rosso da incorniciare.

E allora, per quanto non sia sempre così semplice, provate a fare vostra l’arte dell’attesa. Perché ci sono alcuni vini che non invecchiamo mai abbastanza. A volte stapparli troppo presto è come rubargli il respiro: per non commettere questo delitto, basta lasciarli vivere in cantina il più a lungo possibile. La gratitudine la ritroverete tutta nel bicchiere.