Un po’ anarchica, anticonvenzionale, anticonformista, creativa, passionale, vera. Carolina Gatti è tutto questo, e di più. E’ amore per la sua terra, un amore atavico e viscerale, ed è amore per tutto ciò che l’uva e il vino rappresentano in questo mondo. Profondo è il legame che la unisce a Raboso Piave. Non è un caso che il suo blog si intitoli proprio Rabosando.
Classe 1976, fin da piccolissima partecipa alle vendemmie dell’azienda di famiglia e a soli 14 anni s’iscrive alla scuola enologica di Conigliano (Treviso) dove diventa prima enotecnico, poi enologo con una tesi sul Rabioso Piave, vitigno a cui resterà intimamente legata per sempre. Il suo spirito libero la guida presto fuori dal Veneto e dall’Italia, alla ricerca di una sua personale “via del vino”. Il modo scolastico di vinificare non l’appaga, sente l’esigenza di esprimere se stessa divincolandosi da stilemi e schemi che le vanno stretti. Approda così prima in Ecuador poi in Perù dove vinifica affidandosi all’istinto. Comincia così a contrapporre la sua produzione a quella più tradizionale a cui era improntata l’azienda di famiglia. Arriviamo così al 2012, quando Carolina prende in mano a tutti gli effetti le redini dell’azienda, imprimendole una rotta in perfetta armonia e consonanza con la sua sensibilità ribelle ed artistica.
Infondo Carolina Gatti rappresenta proprio l’anima rivoluzionaria della zona del Prosecco. I disciplinari ingabbiano la sua propensione alla ricerca e all’esplorazione di nuove strade. Vignaiola per così dire fuorilegge, bandita come le sue Bolle alle quali è stata vietata la denominazione e che proprio per questo sono divenute simbolo di ribellione e autarchia.